articolo 1 rev 27.12.2013
Pervenuto il 14 novembre 2012 dal
“Conservatore archivio storico - Teatro Regio Torino”
Piero Robba
Piazza Castello 215, Torino, Italy
tel. 0039.011.8815.212 e‐mail This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it "> This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it
“Caro ingegnere,
le allego un ricordo del papà-maestro,..... da me espresso con sincera nostalgia e partecipazione.” Piero Robba
Un ricordo di Gianfranco Rivoli al Teatro Regio
Ho conosciuto il M° Gianfranco Rivoli all’inizio di settembre 1971 quando, a seguito di concorso del Teatro Regio, assunsi l’incarico di ispettore del coro.
La mia esperienza teatrale risaliva al 1960 come attore professionista per oltre dieci anni trascorsi in compagnie teatrali e organismi di teatro, sia come attore e poi come organizzatore.
La mia lunga precedente esperienza teatrale mi agevolò nel nuovo ruolo al Teatro Regio.
L’incontro e la frequentazione con Gianfranco Rivoli è stata una delle esperienze più importanti sia sul piano professionale sia sul piano umano e civile.
Persona decisa, dinamica, comunicativa, mi affascinò immediatamente e si stabilì subito un rapporto franco e cordiale. Saputo della mia precedente esperienza nel teatro di prosa si interessò molto del lavoro e dell’ambiente e ricordò con piacere l’esperienza nel dirigere famosi attori come Valentina Fortunato, Sergio Fantoni, Enzo Garinei e altri con la regia di Luca Ronconi nella Giovanna d’Arco al rogo di Honegger, nel 1967 al Teatro Nuovo.
Il maestro Rivoli veniva da una lunga frequentazione con il Teatro Regio che risaliva al 1949 quando diresse il balletto Passacaglia con musiche di J.S. Bach, al Teatro Nuovo, poi diresse altre opere e balletti fino al 1970, facendo conoscere a Torino dei capolavori del Novecento quali Dafni e Cloe di Ravel, Il prigioniero di Dallapiccola, Wozzeck di Berg, Il Cordovano di Petrassi, Œdipus Rex di Stravinskij, il Peter Grimes di Britten, la Jenůfa di Janáček, Katerina Izmajlovai di Šostakovič e altre opere e autori sconosciuti al nostro pubblico.
Nel gennaio 1971 fu nominato Direttore Stabile, ruolo che precedentemente non esisteva nell’organico del Teatro. Questa fu una delle tante invenzioni che il nuovo Sovrintendente Giuseppe Erba introdusse al Regio come l’incredibile idea-progetto delle Stagioni d’Autunno al Palasport, idea che trovò in Gianfranco Rivoli uno dei più validi sostenitori e ne divenne l’artefice.
Rivoli in realtà aveva anche le funzioni di Direttore Artistico, anche se non ufficialmente in quanto, tra il 1970 e il 1972, si alternavano alla Direzione Artistica Ferdinando Previtali e Luciano Chailly come consulenti, ma in effetti quasi mai presenti a Torino. Gianfranco Rivoli svolse egregiamente sia la direzione che l’organizzazione artistica, in un clima e una situazione molto difficili. Difficoltà e ostacoli logistici, sindacali, economici, legislativi, che una personalità decisa e operativa come Rivoli, abbinata alla determinazione di un sovrintendente come Erba, riuscirono a gestire e controllare determinando il successo del Palasport e le premesse del nuovo Regio che era in gestazione.
L’esperienza del Palasport è stata utile e interessante, ma certamente le difficoltà di lavoro in un ambiente nuovo e adattato non erano poche e, in più occasioni, i rappresentanti del coro e i sindacalisti contestavano la Direzione il cui referente era Gianfranco Rivoli.
Durante un ennesimo scontro verbale ricordo la reazione del Maestro alle accuse poco ortodosse, alle quali esplose gridando:
«Io ho fatto la Resistenza, figuriamoci se mi impressionano quattro fascistelli come voi!». Con qualche mormorio i contestatori si calmarono.
Gianfranco Rivoli diresse l’opera inaugurale delle Stagione del Palasport, Cavalleria rusticana e Pagliacci, il 3 ottobre 1971, di fronte a circa settemila spettatori; un evento eccezionale e uno dei successi della lunga storia del Teatro Regio.
Altra data storica che conferma la presenza determinante di Rivoli al Regio è stata il 15 gennaio 1972, quando il Maestro diresse la prova acustica nel cantiere del nuovo Regio: in un freddo polare, tra tralicci e passerelle, nella cavea del Teatro risuonò l’inizio di Tosca di Puccini. Un’emozione unica e l’eccezionalità del significato di: «Io c’ero!».
Nelle altalenanti traversie dei direttori artistici e nell’imminente inaugurazione del Teatro, nel marzo 1972 Rivoli diresse un’altra importante novità per Torino, The Rake’s Progress di Stravinskij.
Si iniziò altresì a imbastire l’opera inaugurale che doveva essere I vespri siciliani di Verdi, e Gianfranco Rivoli collaborò con Chailly, il sovrintendente Erba e il M° Gavazzeni, che avrebbe dovuto dirigere l’opera, a definire le compagnie e il trasferimento nel nuovo Teatro.
Inaugurò ancora la Stagione d’Autunno al Palasport con La traviata, nel settembre 1972.
Nel dicembre 1972 fu finalmente nominato il Direttore Artistico Fulvio Vernizzi, che prese in mano una situazione alquanto confusa e incerta, ma comunque impostata.
L’incarico di Direttore Stabile del M° Gianfranco Rivoli non venne rinnovato alla scadenza , cioè all’inizio del 1973, per i paventati timori del Consiglio d’Amministrazione sull’eventuale incompatibilità tra Direzione Artistica e Direzione Stabile, trattandosi in effetti di due direttori d’orchestra.
Il maestro Rivoli continuò la sua collaborazione al Regio come libero professionista, dirigendo anche Werther nella piccola stagione inaugurale del nuovo Regio, nell’aprile 1973. Diresse ancora Il barbiere di Siviglia, sia al Regio che in vari teatri della Regione, e Les contes d’Hoffmann a fine 1973. Nel 1974 La bohème al Regio e poi ancora un concerto nel 1980.
L’amor di patria induce a stendere un pietoso velo sulle incompetenze del Consiglio d’Amministrazione e sulle indecisioni dirigenziali dell’epoca, che non seppero sfruttare e utilizzare il carattere manageriale e la professionalità artistica dimostrata dal Maestro Rivoli nei due anni della sua presenza di direttore tuttofare, sapendo dirigere e gestire situazioni eccezionali in uno dei momenti più difficili nella storia del Teatro Regio, che segnarono però la rinascita dell’istituzione.
Piero Robba
Conservatore Archivio Storico